Estorsione se il datore costringe a condizioni peggiori minacciando il licenziamento.

La Cassazione riconosce il reato quando il datore impone modifiche sfavorevoli al contratto, sfruttando la paura del licenziamento.

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Con la recente sentenza n. 18326/2025, la Corte di Cassazione, sez. VI°, in data 15 maggio 2025, ha confermato la condanna di due datori di lavoro per il reato di estorsione, ritenendo penalmente rilevante la condotta consistente nel costringere i dipendenti – già formalmente assunti – ad accettare condizioni economiche e contrattuali peggiorative, sotto la minaccia del licenziamento.

Nel caso specifico, i lavoratori erano stati indotti ad accettare una retribuzione inferiore a quella indicata nei contratti e nelle buste paga, con prestazioni lavorative superiori all’orario pattuito e senza alcun compenso per le ore straordinarie. A chi protestava, veniva fatto chiaramente intendere che il mancato adeguamento avrebbe comportato l’interruzione del rapporto.

La Corte ha qualificato tale comportamento come violenza morale idonea a integrare la costrizione tipica dell’art. 629 c.p., ribadendo che la minaccia di perdere il posto di lavoro – se utilizzata per ottenere un profitto ingiusto a danno del lavoratore – è sufficiente a configurare il reato di estorsione.

Non rileva, precisa la sentenza, il fatto che il lavoratore non abbia percepito in concreto un rischio immediato di licenziamento: ciò che conta è l’effettiva compressione della libertà di autodeterminazione, derivante da una condizione di subordinazione e ricattabilità.

Questa pronuncia si colloca nel solco di un orientamento giurisprudenziale che riconosce l’estorsione anche nei contesti lavorativi, quando il datore di lavoro approfitta della posizione di forza per imporre condizioni contrarie a legge e contratto, sotto minaccia esplicita o implicita.

Per chi subisce pressioni simili sul lavoro, è importante sapere che esiste una tutela penale piena e che tali condotte non sono meri illeciti civili o violazioni sindacali, ma possono assumere rilievo criminale.

Avv. Lorenzo Sozio